Oggi voglio parlarvi di un bellissimo progetto di sartoria che nasce e cresce per mano di una giovane donna, Cristina, tra le rive del fiume Brenta. Ho scoperto l'Atelier Sul Brenta su Instagram e mi sono subito innamorata del mondo di Cristina fatto di tessuti, ago, filo, moda e soprattutto di tanta passione. Perché queste sono le donne che piacciono a me, questi sono i progetti che adoro e che sostengo con grande piacere. Ho fatto qualche domanda alla fondatrice de l'Atelier sul Brenta per capire come è nata la sua attività. Spero che l'intervista vi possa piacere, potete seguire Cristina su Instagram e Facebook e ordinare tutti i suoi pezzi sul sito: Atelier Sul Brenta.
Raccontami come e quando è nato il progetto "Atelier sul Brenta"
L'Atelier sul Brenta fa la sua apparizione piano piano, senza fare rumore, nel grigio e freddo dicembre del 2015. Frequentavo ancora la scuola di taglio e cucito che avevo deciso di iniziare per imparare un mestiere che implicasse il saper fare, avendo fatto solo studi molto teorici all'università.
Partecipai ad un mercatino di paese con qualche capo molto semplice, il bello è che avevo fatto cose molto estive in pieno dicembre! Era freddissimo, c'erano pochissime persone, ma ancora ricordo l'unica vendita fatta, ad una dolcissima ragazza, il mio imbarazzo mi costrinse a sorridere ma avrei voluto urlarle: "sei la mia prima cliente!" Ancora la ricordo comunque, anche perché è venuta a trovarmi ad uno degli atelier aperti che feci l'anno scorso. Ora, con tantissima vergogna vi mostro la prima foto dei vestiti che portai al mercatino, ignorando alcune regole fondamentali della fotografia di marketing: mai fare foto la sera. (E questo me lo dico da sola: Cristina potevi almeno stirarli quei vestiti prima di fotografarli).
Quali sono i valori fondamentali che insegui nel tuo progetto?
L'atelier ha avuto due momenti di svolta: il più importante è avvenuto l'anno scorso, proprio in questo periodo. Ho visto il documentario "The True Cost", un film sullo sfruttamento delle persone da parte delle grandi aziende di vestiario, sull'inquinamento che comporta la tendenza di questi ultimi anni del fast fashion, sulla moda usa e getta. Anch'io usavo comprare il mio abbigliamento principalmente nelle grandi catene, conoscevo lo sfruttamento delle persone del terzo mondo nell'ambito della manifattura tessile ma mai, mai avrei immaginato livelli del genere. Da lì è partita una grande riflessione che in un certo modo ha cambiato il mio lavoro ma anche me stessa. Ho iniziato ad acquistare tessuti naturali, non trattati o comunque con poco impatto sul pianeta. È stata una svolta di vita perché ho smesso completamente di acquistare qualsiasi cosa in grandi catene. Quindi tanto artigianato, ma anche negozi dell'usato e di seconda mano. Sto lavorando e continuerò a farlo, con tessuti prevalentemente naturali con una predilezione per il lino e la canapa. Sono tessuti versatili e si lavorano bene, hanno una morbidezza che nessun vestito industriale vi darà mai. Il lino qui in Italia è usato prevalentemente come tessuto estivo ma essendo naturale è termoregolatore, quindi adatto anche alla stagione invernale. Poi ne esistono di diverse grammature, da quello più leggero al pesante, insomma è davvero versatile! Un tessuto che ho riscoperto in questo ultimo anno, perché riuscire ad acquistare materie prime naturali a prezzo abbordabile è sempre un'impresa.
Mi piace anche lavorare con le donne. Credo fortemente nella sorellanza, nella complicità tra femmine. Tengo workshop di cucito dove la complicità femminile si scatena in una vera e propria magia. E poi ci sono le collaborazioni. Un'altro aspetto importantissimo. Lavorando da sola a casa la maggior parte del tempo, rapportarmi con altre persone del settore diventa fondamentale. Adesso sto lavorando anche ad un progetto molto bello, il laboratorio di Sartosofia. Un appuntamento settimanale dove insegno taglio e cucito a future mamme straniere e italiane. Impariamo a cucire qualcosa per i loro bambini e con l'aiuto di esperte nell'educazione all'infanzia impariamo insieme cosa significa essere madri in contesti e culture differenti. È un progetto dell'associazione La mente Comune di Padova, patrocinato da Manitese e sponsorizzato da l'otto per mille alla Chiesa Valdese.
Cos'è per te la moda?
Ah la moda! È un po' come l'arte. Mi sfugge sempre e non mi sento mai all'altezza. E lo dice una che si veste allo stesso modo dagli anni '90. Non sono un'esperta di moda. Per niente. Per me è essenziale che ognuna di noi stia bene con se stessa e con gli abiti che porta. Per esempio io sono molto alta e non ho mai portato i tacchi. Non mi ci sento e non mi piacciono. Porterò sempre il più elegante dei vestiti con le mie fedeli Vans. Si, anche ai matrimoni (storia vera).
Quali sono i tuoi progetti futuri?
A sentir parlare me sono sempre millemila. In realtà in questo momento i miei progetti futuri sono quelli attuali che essendo appena iniziati sono in fase di rodaggio. Ci sono poi delle belle collaborazioni all'orizzonte con altre artigiane che ammiro, ma ancora non si può dire nulla! A fine marzo un mio abito sarà esposto a Il mondo creativo a Bologna. Ve lo dico con un certo imbarazzo, ma si tratta di un abito da sposa. Molto semplice e molto nel mio stile ma sempre di spose parliamo e prima o poi ve lo mostrerò perché mi sono quasi stupita di me stessa. L'ho cucito, l'ho provato e mi sono detta: "ma questo è proprio un vestito da sposa!"
Beh ovviamente tra tre anni io sarò a girare il mondo in barca a vela mentre qualcun'altra si occupa dell'azienda... scherzo! Sinceramente non lo so, non la vedo tanto diversa da ora, quello che mi piacerebbe avere è un vero e proprio atelier, e non la microstanzetta dove sto adesso. Mi immagino un luogo grande, luminoso, pieno di fiori e vestiti e un andirivieni di donne felici (perché hanno acquistato un mio capo!).
Quali sono i tuoi punti di riferimento o d'ispirazione?
Sarò scontata ma la mia mamma mi ha supportata fin dal principio. Da quando le mie cuciture erano incerte. Ha sempre detto di continuare, nonostante i problemi e le avversità (che ce ne sono state eh?). Mi ha spronata a non mollare e mi ha pure sponsorizzata! L'ispirazione invece viene sempre dalle donne e dalla Natura. La natura è la mia grande insegnante. Mi accompagna da sempre, ho avuto sempre un forte legame con essa. È qualcosa di atavico e ancestrale.
Mi piace immaginare le grandi scrittrici del passato come le mie ave e maestre. Sarò eternamente grata alle sorelle Brontë, a Jane Austen a Maeve Brennan, a tutte le scrittrici che ce l'hanno fatta in tempi ancora più difficili. È grazie a loro che ogni giorno mi dico: se ce l'hanno fatta loro indossando corsetto e crinoline, per me che indosso comode scarpe da ginnastica Vans sarà una passeggiata.
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Pubblicato da Lipstick for Breakfast